I fondi strutturali – sintesi
0 commenti 22 Settembre 2007

Coordina: Olga Turrini

Un passaggio cruciale
I fondi strutturali dell’Unione Europea stanno vivendo una importante fase di passaggio: si sta chiudendo infatti un ciclo di programmazione dove sono state realizzate diverse attività progettuali che hanno visto protagoniste le imprese sociali. D’altro canto si sta avviando anche una nuova tornata programmatoria che si concluderà nel 2013.

Un passato da rileggere
La ricostruzione di quanto è stato realizzato nel passato non è semplice, in quanto nonostante le numerose attività svolte, il quadro valutativo risulta ancora frammentato e parziale. Sembra necessario quindi un supplemento di valutazione, volto a riarticolare in un quadro unitario la pluralità dei progetti che a livello locale e nazionale sono stati finanziati attraverso i fondi strutturali. A fronte di questa esigenza di ordine generale, è comunque possibile proporre alcune riflessioni rispetto a quanto è stato realizzato.
* Equal ha rappresentano la linea di finanziamento sulla quale le imprese sociali hanno avuto modo di partecipare in modo significativo. Si caratterizzava per una forte enfasi sui partenariati (a livello locale e transnazionale) ed ha contribuito a introdurre una nuova cultura dei rapporti di collaborazione tra soggetti pubblici e di terzo settore. Equal, quindi, ha agito positivamente non solo per la gestione di attività progettuali specifiche, ma anche per l’attivazione e alla promozione di capitale sociale (soprattutto in ambito locale).
* I piccoli sussidi per l’inserimento lavorativo gestititi attraverso lo strumento della Sovvenzione Globale sono stati avviati attraverso un percorso top down, in quanto erano previsti dalle linee guida comunitarie. La loro implementazione però è avvenuta a livello locale attraverso le regioni e gli organismi intermediari di gestione. Questi ultimi erano spesso composti da soggetti del terzo settore e dell’impresa sociale. La prosecuzione di questa linea di finanziamento è però legata alle scelte delle singole regioni.
* Le risorse ordinarie del Fse (Fondo sociale europeo) sono state finalizzate soprattutto al sostegno e al rafforzamento dei percorsi di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. In questo caso l’enfasi era sulla ricerca di una maggiore integrazione tra gli attori che, con diversi ruoli, intervengono per organizzare e gestire – anche dal punto di vista procedurale – i percorsi di inclusione.

All’interno di un quadro di sostegno piuttosto ampio e variegato è possibile raggruppare le diverse linee di finanziamento dei fondi strutturali in quattro grandi tipologie di policy per l’impresa sociale: 1) sostegno all’imprenditorialità (ad esempio attraverso la formazione degli operatori o lo start-up d’impresa); 2) consolidamento dei sistemi di welfare, ovvero di uno dei settori più rilevanti all’interno del quale le imprese sociali hanno fin qui trovato diffusione (sostegno indiretto); 3) inserimento lavorativo, considerato come una delle aree di intervento più importanti anche nella nuova programmazione 2007-2013; 4) ampliamento della governance, al fine di promuovere un ruolo attivo del terzo settore e delle imprese sociali nel governo delle politiche di welfare e occupazionali.
A fronte di linee politiche generali, i fondi strutturali hanno in realtà finanziato una grande varietà di iniziative. A seguito della loro implementazione gli operatori della Pubblica Amministrazione (PA) e del terzo settore hanno segnalato alcuni nodi problematici la cui soluzione è di fatto demandata al prossimo ciclo di programmazione. Fra i principali problemi affrontati si possono ricordare i seguenti.
* Normativa di riferimento sul terzo settore frammentata e poco coerente, rendendo difficile, ad esempio, la redazione dei bandi e il riconoscimento delle specifiche identità interne al terzo settore (ad esempio l’impresa sociale in Italia non è formalmente riconosciuta come Piccola Media Impresa e quindi alcuni bandi le sono preclusi).
* Efficienza gestionale interna alla PA (tempi lunghi, scarsa conoscenza del settore, ecc.).
* Scarto tra programmazione e attuazione, per cui non sempre i bandi sono in grado di “tradurre” adeguatamente le linee guida programmatorie.
* Sostegno allo start-up di nuove imprese sociali, piuttosto che al consolidamento e sostenibilità di quelle esistenti, per cui oggi ci sono molte organizzazioni fragili la cui sopravvivenza dipende strettamente dai fondi comunitari.
* Scarso sostegno all’impresa sociale nei sistemi di governance, non solo nell’ambito delle politiche sociali ma anche nelle politiche per l’impiego e nei tavoli che decidono la destinazione dei fondi strutturali a livello locale.
* Difficoltà di coordinamento tra le politiche settoriali; l’impresa sociale è trasversale a settori che sono nella PA risultano fortemente distinti: sociale, lavoro, ecc.

Il ruolo dell’impresa sociale
A fronte di queste opportunità è interessante chiedersi come i fondi strutturali abbiano fin qui contribuito a determinare l’evoluzione recente dell’impresa sociale.
* In primo luogo, si può ricordare che un fattore di vantaggio comparato delle imprese sociali rispetto ad altri attori economici e sociali consiste nella loro capacità di azione a livello locale; i fondi strutturali hanno quindi rappresentato una risorsa importante, in quanto hanno sostenuto processi di infrastrutturazione sociale (crescita del capitale sociale locale) rispetto ai quali queste imprese già da tempo svolgevano un ruolo da protagonista.
* In secondo luogo, l’enfasi sulla costituzione di partenariati per la gestione di progetti comunitari ha contribuito a valorizzare positivamente la capacità di “fare rete” delle imprese sociali, anche se esiste il rischio che questo “networking imposto” induca ad aggregare soggetti in modo strumentale per ottenere risorse economiche e non per realizzare obiettivi strategici comuni. Da questo punto di vista sembra necessario valorizzare le eccellenze a livello di partnership territoriali e di concentrare la distribuzione dei fondi su iniziative caratterizzate da consistenti elementi di innovazione e di capacità di generare “effetti leva” per lo sviluppo.
* In terzo luogo, le risorse dei fondi strutturali hanno consentito l’avvio di molte iniziative di imprenditorialità sociale, ma hanno anche generato forme di eccessiva dipendenza, ponendo quindi il problema di come garantire la sostenibilità delle nuove realtà imprenditoriale dopo la conclusione dei progetti finanziati.

I contorni (incerti) del futuro
Allo stato attuale, i nuovi fondi strutturali vivono un’ulteriore fase critica in quanto si trovano “sospesi” tra la programmazione a livello nazionale e regionale e la loro implementazione attraverso i bandi di finanziamento. Il quadro generale rispetto a strategie e obiettivi è definito, manca quindi la fase attuativa. Ad oggi, gli elementi caratterizzanti della nuova programmazione sono i seguenti.
* Approccio strategico integrato rispetto alla destinazione dei fondi strutturali (Fondo sociale europeo – Fse – e Fondo europeo di sviluppo regionale – Fesr).
* Maggiore autonomia delle Regioni nel definire i loro Piani operativi per l’utilizzo dei fondi, in rapporto diretto con le istituzioni comunitarie (seppur nell’ambito di un “Quadro strategico nazionale”). Si tratta di Piani di tipo strategico non strutturati secondo linee eccessivamente determinate, ma che comunque dovranno coprire l’intero periodo di programmazione.
* Soppressione di linee di finanziamento “dedicate” al terzo settore e alle imprese sociali; esisteranno solo fondi “ordinari”, a cui potranno concorrere diversi soggetti; saranno gli oggetti di finanziamento a costituire un riferimento più o meno specifico ai soggetti “sociali” (ad es. l’inclusione socio lavorativa).
* Introduzione di un asse specifico per la realizzazione di attività a livello transnazionale.
* Nuovo assetto dei contesti socio economici, in particolare per quanto riguarda le aree obiettivo 1 che non corrisponderanno più all’intero Sud Italia ma solo a quattro regioni.
* Maggiori possibilità per gli organismi di rappresentanza del settore di intervenire nei territori in sede di governance della programmazione dei fondi strutturali; si tratta quindi di un nuovo, inedito ambito in cui le organizzazioni di rappresentanza e coordinamento avranno modo di confrontarsi con altri soggetti economici e sociali e la PA per obiettivi di policy making.

L’impatto dei fondi strutturali: il caso della Regione Lombardia
Nell’ambito del workshop è stata presentata l’esperienza del progetto Cres: i piccoli sussidi per l’inserimento lavorativo in Lombardia. I principali elementi di risultato che hanno caratterizzato questo progetto sono i seguenti.
* Definizione di bandi per l’assegnazione dei sussidi dove si prestava attenzione all’indicazione di risultati concreti e visibili anche nel breve periodo.
* Allargamento della platea dei beneficiari, oltre le “tradizionali” tipologie di svantaggio, in modo da rispondere a nuovi bisogni di inclusione (ad esempio l’area “grigia” delle nuove povertà.
* Sostegno allo sviluppo e al consolidamento organizzativo e gestionale delle imprese sociali, così da creare le condizioni di una sostenibilità di medio lungo periodo delle loro attività.
* Potenziamento non solo delle singole organizzazioni ma anche delle reti in cui sono inserite per la realizzazione delle loro iniziative, in modo particolare per favorire lo scambio di informazioni e conoscenze.

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