Alitalia e imprese sociali
0 commenti 5 Ottobre 2008

di Giorgio Fiorentini

Il riassetto di Alitalia potrebbe essere visto anche come un esempio innovativo di corporate social responsibility del sistema industriale e delle banche. Fra le varie ragioni  della cordata “domestica” per l’Alitalia c’è anche l’interesse generale del “sistema Italia”. Quindi non solo profitto a medio periodo, ma anche profitto di interesse generale. E quindi nella cordata ci starebbe un “tratto di corda” composto da imprese sociali consorziate in una spa senza distribuzione di utili. Tutto ciò per il tramite di Banca Prossima del gruppo Intesa S.Paolo. Infatti il concetto di “impresa sociale” è giuridicamente sancito dalla definizione di “organizzazione che produce e scambia beni e servizi di utilità sociale per l’interesse generale” senza distribuzione di utili (si veda D.Lgs.155/06). E si ipotizzerebbe una spa senza distribuzione di utili formata da un consorzio di imprese sociali non profit. Si ricorda che le cooperative sociali ed i loro consorzi, di cui alla legge 8 novembre 1991, n.381, i cui statuti rispettino le disposizioni di cui agli articoli 10, comma 2, e 12, acquisiscono la qualifica di impresa sociale. Ciò potrebbe avvenire con un “lock up” (la clausola di “lock up” riguarda l’impegno assunto da chi era azionista già prima della quotazione a non vendere, offrire o costituire in pegno le proprie azioni della società per un certo periodo di tempo) di 5 anni secondo i patti sanciti in fase di “start up” della cordata. Ed a fronte dei decreti delegati attuativi del decreto stesso (si veda la G.U. 86 dell’11 Aprile 2008) si può ipotizzare anche la vendita futura delle imprese sociali e quindi la cessione del consorzio di imprese sociali che partecipano alla “cordata Alitalia”. Oppure il mantenimento del ruolo all’interno della cordata stessa a garanzia dell’equilibrio sociale ed economico di Alitalia. La proposta che si avanza è che un’istituzione di finanza etica come Banca Prossima, specializzata nel finanziamento di imprese sociali e di comunità, possa gestire una parte del finanziamento ipotizzato (100 miliardi di euro) dal gruppo milanese e lombardo Intesa San Paolo di cui essa è parte. Cioè diventi partner della cordata a supporto della compagnia di bandiera del settore del trasporto aereo tricolore. Fatto non solo simbolico, ma riconoscimento del ruolo sociale e di interesse generale dell’investimento. Il potenziale dell’iniziativa va visto sia nell’ottica di un valore aggiunto sociale all’operazione di salvataggio, come presupposto per un front office efficiente a livello di management sostenibile del progetto governativo di supporto alla stessa compagnia di bandiera nonché di un significativo ruolo delle imprese sociali non profit nella tripolarità del sistema socio economico italiano (pubblico, privato not for profit e privato for profit). Quindi  Banca Prossima svolgerebbe ulteriormente il suo ruolo di finanza sociale nel rilancio economico di Alitalia dettato da ragioni non solo economiche, ma anche sociali. Sotto il profilo dell’analisi costi-benefici, il contesto operativo dell’intervento si configurerebbe come una soluzione di tipo proattivo utile per conferire una dimensione anche sociale all’impresa sociale Alitalia. Anche il problema degli esuberi potrebbe trovare nella rete delle imprese sociali un interlocutore valido e a copertura nazionale. Quindi perché non pensare a coniugare Alitalia con le imprese sociali?

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