Un commento su scuola e impresa sociale
0 commenti 24 Marzo 2009

di Kristian Mancinone (Università di Bologna)


E' passato ormai più di un anno da quando ho cominciato ad approfondire il tema dell'impresa sociale e ne ho letti di libri che parlavano di forme giuridiche, leggi ad hoc, necessità istituzionali, teorie economiche, applicabilità della legge alle istituzioni esistenti... In tutto questo leggere e approfondire, su una cosa ho basato il fondamento della mia ricerca, ovvero che l'impresa sociale dovesse essere una forza innovativa capace di proporre una modalità innovativa di fare impresa. Leggere che la legge sull'impresa sociale ha finalmente dato i suoi frutti in riferimento ad un cavillo legato ad una finanziaria, nel quale si trova un modo diverso per finanziare le scuole paritarie, mi fa un attimo dubitare sulla mia comprensione della "ratio" della legge stessa. Premettendo che non ho pregiudizi sulle scuole paritarie, quello che mi chiedo e come all'interno di queste si possano realizzare e anche controllare alcuni degli articoli, quali per esempio l'art.12 che riguarda il coinvolgimento dei lavoratori e dei destinatari (presumo si tratti di studenti) delle attività (e in particolare la frase "possono esercitare un'influenza" sulle decisioni che devono essere adottate nell'ambito dell'impresa" ha secondo me una grane valenza in tal senso). Quello che mi chiedo è anche che forma societaria abbiano queste scuole paritarie alle quali è stato attribuito il riconoscimento di impresa sociale, dato che le uniche rimaste fuori dal collegato alla finanziaria in relazione alla possibilità di avere i finanziamenti con il riconoscimento di impresa sociale sono le società di persone e di capitali. Questo è un punto molto interessante da approfondire in quanto sicuramente la presenza di imprese sociali in tale settore è da vedere come innovativa e come portatrice di un cambiamento. Ma a che prezzo, in relazione alla democraticità e partecipazione degli stakeholder nel processo decisionale e nel governo dell'impresa? E' soprattutto, che cosa si può dire in relazione alla distribuzione di utili in queste imprese, chi controlla che non siano portate avanti forme di lucro soggettivo nascoste. Credo sia utile, al fine di garantire la massima trasparenza e applicabilità della legge, andare a capire come funzionano queste nuove imprese sociali, in modo tale da far vedere che è possibile fare impresa in un modo differente anche a quegli attori del terzo settore che vedono con diffidenza la nuova normativa. Ovviamente tutto ciò può solo portare ad una maggiore diffusione nell'applicazione della legge, e quindi ad una maggiore necessità di un organismo che controlli la sua reale applicazione al fine di evitare che essa si riveli essere un meccanismo indiretto di attribuzione di benefici solo a vantaggio di determinate categorie di soggetti (che è l'esatto opposto, a parer mio, della reale intenzionalità della legge).

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