Da marginale a sovraesposta?
0 commenti 15 Giugno 2012

di Paolo Venturi e Flaviano Zandonai

Dalla marginalità alla confusione. Si potrebbe sintetizzare così l’evoluzione recente dei concetti e delle fenomenologie dell’impresa cooperativa e sociale. Se fino a qualche tempo fa queste organizzazioni, e la relativa produzione scientifica, si collocavano in posizione periferica, oggi, complice la crisi e la spasmodica ricerca di soluzioni ad essa, si ritrovano al centro del dibattito. Questa centralità, rinnovata nel caso delle cooperative e inedita per quanto riguarda le imprese sociali, è da salutare positivamente perché dimostra, ci auguriamo non tardivamente, il bisogno di arricchire la genia dei soggetti imprenditoriali (e aggiungeremo finanziari) fin qui caratterizzata da una sorta di monocoltura che è all’origine della crisi attuale. D’altro canto è evidente che cooperative e imprese sociali rischiano di essere vittime di quella che Elinor Ostrom chiamava “la trappola della panacea”, venendo individuate come soluzione di tutti i mali, o più precisamente come un modello che, in quanto tale, si sostituisce allo status quo, rappresentato dal binomio stato / mercato. Ma questa sostituzione forzata richiede, di volta in volta, di enfatizzare alcuni aspetti, evitando di cogliere le caratteristiche costitutive, le potenzialità e – non ultimo – i limiti di queste organizzazioni. Il recente florilegio di espressioni derivative che enfatizzano il carattere “cooperativo” e “sociale” delle imprese è emblematico. Crea una confusione non solo terminologica – si pensi, ad esempio, al “social business” riferito alle imprese digitali – ma che si riflette tra i policy maker e presso l’opinione pubblica in generale, proprio nel momento in cui le imprese cooperative e sociali si apprestano a ri-occupare il centro della scena dell’economia e della società. Per questa ragione la mission di chi si candida ad accompagnare l’affermazione di questi soggetti sul versante scientifico e delle progettualità appare più che mai attuale. Tre sono le linee guida principali da seguire. La prima consiste nello svelare la presenza di cooperative e imprese sociali in diversi contesti territoriali e settori di attività. Non si tratta solo di startup, ma di imprese affermate, spesso in posizione di leadership nei loro mercati grazie a modelli gestionali e giuridico organizzativi dal consistente contenuto innovativo. La seconda linea guida riguarda l’approfondimento della conoscenza del capitale umano che, a vario titolo, opera in queste organizzazioni. Tornare alle persone rappresenta il miglior antidoto nei confronti di una tendenza alla finanziarizzazione dell’economia che non accenna a “decrescere”. Infine è necessario consolidare i sistemi informativi nazionali e internazionali sull’impresa sociale e cooperativa. Uno sforzo consistente e di lungo periodo, ma altrettanto indispensabile per misurare su base oggettiva la rilevanza di questi soggetti in termini d’impatto economico e sociale.

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