Competenze e finanza per co-operare
0 commenti 10 Novembre 2012

E’ in dirittura d’arrivo la dodicesima edizione delle Giornate di Bertinoro, l’evento dedicato all’economia civile organizzato da Aiccon. Un’edizione come di consueto ricca di riflessioni, dati e proposte di policy che mette al centro il co-operare come nuovo (o forse meglio rinnovato) paradigma “per uno sviluppo umano integrale”. E’ quindi interessante cercare di individuare alcuni temi in  grado di catalizzare almeno una parte della grande mole e varietà di contenuti proposti. Il primo riguarda le competenze di co-operazione delle persone coinvolte nelle organizzazioni dell’economia civile. Un tema emerso a più riprese, ad esempio guardando ai dati sulle tendenze dell’occupazione nell’impresa sociale per il 2012 presentati in anteprima da Unioncamere dai quali emerge un chiaro orientamento su figure con competenze di alto livello e chi si collocano in funzioni di coordinamento e di networking all’interno e al di fuori dei confini organizzativi. Un bacino di risorse rilevante in termini quantitativi (anche se in leggera contrazione rispetto alla creazione di nuovi posti di lavoro) e ricco in termini di capacità e di motivazioni che richiede una revisione profonda delle politiche formative, enfatizzando in particolare gli elementi di trasversalità tra i settori di attività e le forme organizzative e giuridiche che caratterizzano le diverse espressioni dell’economia civile.

Un secondo tema di interesse riguarda la finanza specializzata che, da più parti, è stata indicata come un punto di vista rilevante per “leggere” l’evoluzione dell’economia civile e per sostenerne lo sviluppo, non solo in ambito nazionale. Le nuove politiche europee a favore dell’imprenditoria sociale, infatti, puntano sulla costituzione di fondi dedicati sia pubblici (fondi strutturali) che privati (fondi d’investimento sociale). A fronte di una crescita sempre più rilevante, per numero e per tipologia, dell’offerta è utile considerare i dati, come quelli presentati da Banca d’Italia, riguardanti l’effettivo utilizzo della leva finanziaria da parte delle organizzazioni dell’economia civile.

I dati evidenziano un’evoluzione molto chiara. Cresce in modo consistente la quota parte di credito bancario riconosciuto a organizzazioni di terzo settore. Tale tendenza sembra quindi spiegare l’effervescenza dell’offerta di finanza dedicata, anche perché altri dati della stessa fonte mettono in luce una minore incidenza di crediti “in sofferenza” per il terzo settore, rispetto a quanto si registra tra le imprese for profit e anche presso le famiglie. D’altro canto va ricordato che si tratta di un comparto che in termini assoluti è ancora residuale (circa 10 miliardi di euro di impieghi, apri allo 0,7% del totale del credito). Ed inoltre si evidenzia un trade-off critico tra dimensione dell’organizzazione e qualità del credito. Al crescere delle dimensioni, infatti, tende ad aumentare la quota del credito deteriorato. Riemergono così questioni inerenti competenze e qualità gestionale. Soprattutto se l’economia civile ambisce davvero a “diventare grande”.

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