La serietà del dibattito
0 commenti 4 Aprile 2013

Nel giro di poche ore sono stati pubblicati sul sito del magazine Vita due articoli sull’impresa sociale di stringente attualità. L’uno a firma di Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà, affronta la questione del rapporto tra cooperative sociali e organizzazioni di volontariato alla luce di una recente sentenza che riconosce a queste ultime la possibilità di partecipare a gare d’appalto pubbliche per la fornitura di beni e di servizi. L’indiretto riconoscimento di una patente di imprenditorialità lasciando però irrisolti alcuni importanti aspetti legati alla formalizzazione in senso giuridico-formale di questo assetto. L’altro articolo è a firma di Roberto Randazzo, docente all’università Bocconi ed esperto legale, che invece affronta il tema delle startup innovative “a vocazione sociale” recentemente riconosciute nel decreto Crescitalia. Imprese ad elevato contenuto innovativo la cui socialità è dettata dal fatto di operare nei settori “di rilievo sociale” indicati dalla normativa in materia d’impresa sociale (d.lgs n. 155/06). Dunque non imprese sociali ex lege, ma, secondo l’autore, un modello emergente di business sociale che, tra l’altro, non deve fare i conti con il vincolo alla distribuzione degli utili dopo un periodo di “moratoria” di due anni dalla costituzione. Imprese che possono distribuire utili e remunerare il capitale di investitori attratti da questa possibilità.

Cosa hanno in comune questi due articoli? Quasi nulla, considerando sia l’oggetto di approfondimento sia, più in generale, l’approccio al tema dell’impresa sociale. Un dettaglio comune però c’è. Entrambe gli autori, a un certo punto, reclamano un dibattito finalmente serio sull’impresa sociale. Interessante convergenza tra posizioni che, molto probabilmente, su molti punti divergono. In cosa consiste quindi la serietà del dibattito? Senza voler entrare nel merito di punti di vista altrui si potrebbe auspicare, in primo luogo, l’abbandono di un approccio al policy making in materia di impresa sociale (e non solo!) che procede per escamotage: commi, sentenze, interpretazioni estensive, single issue che appaiono più come espedienti per eludere, o al massimo per sollevare, il problema, senza però risolverlo alla radice e anzi innescando “reazioni a catena” di ulteriori problematicità. In secondo luogo, la serietà del dibattito richiede l’avvio di un percorso dove le diverse posizioni abbiano i necessari tempi e modi per confrontarsi approfonditamente. Da questo punto di vista Iris Network propone un calendario di iniziative che possono rappresentare altrettanti luoghi di confronto e, auspicabilmente, di deliberazione. A fine maggio (la data sarà disponibile a breve) un incontro con Unioncamere per presentare il Rapporto sull’impresa sociale 2012 e programmare quello in uscita nell’anno in corso. A giugno il Colloquio scientifico a Torino durante il quale verranno presentati oltre 50 papers di studi e riflessioni sull’impresa sociale. A settembre il tradizionale appuntamento del Workshop sull’impresa sociale a Riva del Garda. E poi, nel corso dell’anno, altri due numeri della rivista Impresa Sociale che chiuderà il suo numero zero proprio con un Forum dedicato alla legge sull’impresa sociale. Il tutto per un dibattito, in questo senso, serio.

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