Osservatorio UBI Seconda edizione
0 commenti 3 Maggio 2013

E’ disponibile la seconda edizione – per quanto riguarda cooperative sociali – e la prima – per le associazioni – dell’Osservatorio UBI Banca che monitora il fabbisogno finanziario dei soggetti non profit, in particolare per quanto riguarda il rapporto con gli istituti di credito. Sono almeno due gli aspetti di interesse di questo Osservatorio: in primo luogo fornisce informazioni aggiornate su campioni rappresentativi restituendo quindi l’attualità del settore non profit, o almeno di alcune sue componenti, in una fase particolarmente delicata e su aspetti cruciali che, in buona sostanza, riguardano la capacità di generare risorse economiche per il funzionamento e lo sviluppo dell’organizzazione. In secondo luogo l’Osservatorio propone riscontri utili per analizzare settore dal lato della finanza, ovvero uno dei più rilevanti punti di vista intorno ai quali si stanno definendo le nuove policy di sviluppo, a livello europeo soprattutto.

Quali i risultati? A livello macro si conferma che la crisi impatta in modo sempre più consistente anche sui soggetti non profit, “certificando” così la fine della loro prima fase di resilienza gestita attraverso politiche di efficientamento e di contrazione delle marginalità economiche. Una possibile via d’uscita è individuata nel rafforzamento della dimensione market, ovvero la vendita di beni e di servizi direttamente a cittadini e imprese, a fronte del ridimensionamento delle arene pubbliche. In particolare alcuni settori come sanità e servizi ambientali, sembrano già in grado di generare valore attraverso questo nuovo modello di business.

Per quanto riguarda invece il rapporto con il sistema bancario, e considerando le tendenze fatte registrare dalla cooperazione sociale comparando le due edizioni dell’Osservatorio, si evidenzia un trend piuttosto chiaro che registra un generale incremento della relazionalità tra queste imprese e il sistema credizio non tanto in termini quantitativi (numero di banche con cui si rapportano), ma soprattutto in termini di qualità della relazione (percezione della personalizzazione del servizio e livello di soddisfazione). Tutto questo comunque non sembra ancora sufficiente per sbloccare il potenziale di crescita innescato da una finanza sempre più attenta all’impatto sociale. Probabilmente strette dalla morsa della crisi molte cooperative sociali mantengono un rapporto con gli istituti di credito legato più alla gestione ordinaria e delle criticità piuttosto che per obiettivi di sviluppo. E fra quelle che comunque optano per investimenti prevalgono strumenti di finanziamento legati al loro imprinting sociale – autofinanziamento – piuttosto che esporsi nel mercato finanziario. Una strategia che ha la sua ragion d’essere in una gestione prudente dell’indebitamento anche se i cambiamenti in atto richiedono probabilmente azioni di sviluppo improntate alla discontinuità e quindi bisognose di risorse ulteriori rispetto a quelle autogenerate. Una soluzione, da questo punto di vista, potrebbe risiedere in un accompagnamento mirato – chiesto peraltro da una parte consistente delle cooperative coinvolte nell’Osservatorio – attraverso il quale domanda e offerta di risorse finanziarie abbiano modo di trovare un punto d’incontro efficace rispetto all’obiettivo perseguito.

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