#WIS13: tiriamo le somme!
0 commenti 21 Settembre 2013

Le tavole rotonde che chiudono, ormai da qualche anno, il Workshop sull’impresa sociale sono spesso criticate. Non per i contenuti (almeno non sempre), ma per la formula: i partecipanti sono stanchi, dopo un giorno e mezzo di lavoro intenso, i relatori sono troppi e il tempo è poco. Eppure chi ha resistito alla tavola rotonda che ha chiuso l’undicesima edizione del Workshop forse può dire che ne è valsa la pena. E questo nonostante si sia tenuta nel pomeriggio di un infausto venerdì 13. Il dibattito – alimentato da una ricostruzione di taglio giornalistico degli eventi che hanno segnato un anno davvero intenso per l’impresa sociale – ha ben delineato elementi problematici e di opportunità che si possono ricollegare a quanto emerso nei workshop dedicati alle buone pratiche innovative e nelle masterclass, un nuovo format che ha riscosso un buon successo.

Il materiale riflessivo ed esperienziale quindi c’è. Materiale che può essere arricchito anche da dati che riguardano il profilo socio-anagrafico del pubblico che ha partecipato al Workshop: numeroso (509 persone sono transitate dalla sede di Riva del Garda) e soprattutto in fase di grande trasformazione e arricchimento per età (moltissimi under 30), genere (prevalenza femminile anche se con discriminazioni di genere sul palco dei relatori), provenienza (non solo Nord Italia) e, non ultimo, approccio all’impresa sociale (cooperatori ma anche molto altro). In questo senso si può dire che in questa edizione il Workshop ha ben realizzato l’obiettivo – perseguito ormai da qualche anno – di dar vita a un melting pot di appartenenze. Una diversità ben amalgamata che assomiglia anche al carattere sfaccettato e plurale dell’impresa sociale, come è ben descritto in questo articolo apparso su ETicaNews al quale può essere assegnato il premio per il miglior resoconto del Workshop.

Dunque ognuno può tirare le somme: per se stesso, per l’organizzazione in cui opera, per il contesto economico, sociale e normativo che in qualche modo è definito anche grazie all’apporto di queste imprese. Per chi il Workshop l’ha co-organizzato (assieme a tutti coloro che hanno proposto sessioni di lavoro, buone pratiche, servizi a supporto dell’impresa sociale, mezzi e materiali) ci sono informazioni utili per aprire, da subito, il cantiere dell’edizione 2014. Dopo aver chiuso un ciclo quinquennale dedicato ad approfondire il legame tra impresa sociale e innovazione si tratta ora di comprendere come ciò avviene guardando al disegno dei prodotti e dei servizi resi disponibili da queste imprese. Lavorare sul design di servizi che reinterpretano in modo profondo ciò che si definisce di “interesse pubblico” nella società attuale può essere un buon punto di partenza per mettere sia l’innovazione che l’impresa sociale alla prova. La prima per capire quanto è effettivamente “sostenibile” in termini di applicabilità ed efficacia. La seconda per verificare quanto questo modello d’impresa è nei fatti veicolo dedicato all’innovazione, così come molti (anche tra i partecipanti al Workshop) sostengono e come argomenta Marta Maineri in questo bel contributo.

Ma c’è di più. Ripartire dal design dei servizi consente di rimettere in discussione anche alcuni importanti presupposti dell’azione imprenditoriale a scopo sociale. A monte per quanto riguarda la lettura dei bisogni (il vero driver dell’impresa sociale) e il modo in cui da essi si intercettano le risorse. A valle per quanto riguarda i metodi e gli indicatori di impatto sociale. Perché se i processi di produzione vengono ricostruiti e non solo “certificati” secondo una logica incrementale, allora anche i loro esiti in termini di valore sociale ed economico si meritano nuove metriche.

Da qui ricominceremo (fra qualche giorno). Per ora un grande GRAZIE a tutti!

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