Imprese sociali e Covid-19. Tra difficoltà e resilienza
0 commenti 2 Aprile 2021

La crisi avviata dall’epidemia di Covid-19 ha colpito duramente molti settori in cui operano le imprese sociali e altre organizzazioni di terzo settore, in primo luogo i servizi sanitari e sociosanitari e, in generale, tutti quelli che pongono al centro la relazione tra le persone.

Seppur in grave difficoltà, molte imprese sociali hanno affrontato la situazione di emergenza sperimentando soluzioni innovative e riposizionando le proprie attività e modalità di intervento.

Sull’ultimo numero della rivista Impresa Socialenumero 1.2021 – il saggio “Imprese sociali e Covid-19. Tra difficoltà e resilienza” – a cura di Giulia Tallarini e Carlo Borzaga (Euricse) – sintetizza i principali risultati di una ricerca originale raccolta nel IV Rapporto Iris Network sull’Impresa Sociale in Italia.

 

Nella seconda metà del 2020 Iris Network ha condotto un’indagine qualitativa tesa a verificare le strategie di resilienza messe in atto da imprese sociali ed enti di terzo settore durante la prima ondata pandemica. L’indagine è consistita in due fasi:

  • la creazione di un database di “storie di resilienza”, una raccolta di 118 esperienze di organizzazioni di terzo settore costruite sulla base di informazioni rinvenute in rete;
  • la somministrazione di 53 interviste in profondità a imprese sociali, enti di terzo settore e responsabili di settore, ossia soggetti che ricoprono un ruolo di rilievo a livello nazionale o regionale.

Dall’indagine emerge come, chiamate in prima linea a fronteggiare l’emergenza – dopo un periodo di smarrimento iniziale – molte imprese sociali hanno saputo trasformarsi, talvolta in maniera radicale, per portare avanti le proprie attività e continuare ad essere protagoniste attive e punto di riferimento per i propri utenti e le comunità in cui operano.

La ricerca, in particolare, evidenzia tre specifiche strategie di resilienza: il mantenimento e il rafforzamento dei propri servizi, la riprogrammazione delle attività, l’ampliamento dell’offerta per far fronte alle aumentate fragilità che la pandemia ha portato con sé.

Le storie raccolte nel Rapporto danno l’idea della “creatività” con cui queste imprese si sono mosse: passando da servizi in presenza a interventi da remoto, dotando gli utenti non solo dei necessari supporti informatici ma creando anche dei veri e propri prodotti utilizzabili a domicilio, organizzando call giornaliere con i propri utenti, garantendo supporto tecnico per l’utilizzo di piattaforme, avviando la produzione di dispositivi di protezione, fornendo consulenza psicologica, consegnando pasti, farmaci e libri a domicilio. Diverse imprese sociali, da sole o in rete, hanno avviato nuovi servizi come l’accoglienza e l’assistenza a persone, tra cui bambini, costrette a lasciare il proprio domicilio per il periodo di quarantena, e ne hanno sostenuto direttamente i costi. Alcune sono anche riuscite a promuovere con successo campagne di raccolta fondi. Nessuna di quelle con servizi residenziali ha messo in discussione i propri servizi.

La ricerca conferma quindi un diffuso atteggiamento proattivo, innovativo e di grande flessibilità che ha consentito a molte imprese sociali di trasformare un evento così negativo in un’occasione di apprendimento e di riorganizzazione.

 

Leggi qui il Saggio su Impresa Sociale.

Leggi tutto il Rapporto sull’impresa sociale in Italia.

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