Un nuovo ruolo per la filantropia
0 commenti 10 Aprile 2021

Capitalizzare le imprese sociali in modo effettivamente “paziente”, senza le attese di ritorno tipiche dell’investitore impact, ma al tempo stesso distanziarsi dal “doping dei contributi”. Il racconto di un’esperienza che, se adottata da altre fondazioni, potrebbe dare vita ad un recovery fund gestito dalla filantropia.


RIPROPONIAMO LA RIFLESSIONE
di Felice Scalvini, pubblicata sul Forum di Impresa Sociale il 9 aprile 2021

RIGA

Nel panorama della finanza sociale – finanza d’impatto, secondo una terminologia oggi molto in uso – le novità effettive sono in realtà piuttosto rare, talché nei sempre più frequenti dibattiti sul tema si finisce per trovare la riproposizione di approcci ed esperienze noti, già ampiamente illustrati e non sempre realmente interessanti. Basta ricordare, a titolo d’esempio, quanto ancora da noi si parli dei social impact bond, ormai da tempo rottamati in Gran Bretagna, il paese che li ha creati, verificandone poi l’inconsistenza e la non praticabilità economica e sociale. E l’elenco potrebbe continuare.

Merita quindi di essere proposta all’attenzione l’iniziativa che Fondazione OPES ha avviato con Fondazione ASM e Fondazione De Agostini. Una esperienza che presenta inconsueti e rilevanti profili di novità. Di che cosa si tratta? Si tratta di un fondo costituito con l’obiettivo di concorrere all’irrobustimento della base patrimoniale delle imprese sociali – cooperative sociali in particolare – per sostenerle nella ripresa dopo la difficilissima stagione Covid.

Nulla di particolarmente nuovo all’apparenza, ma, a ben vedere, con diversi profili che rendono l’iniziativa piuttosto originale.

Innanzitutto, per “fondo” qui non di intende “fondo di investimento mobiliare” bensì “fondo patrimoniale disponibile e finalizzato” creato presso la fondazione capofila – OPES – e alimentato principalmente dalle altre due fondazioni. Ciascuna di queste (De Agostini e ASM) effettua un’erogazione a favore del fondo creato presso OPES, finalizzandone l’utilizzo ad interventi di capitalizzazioni di cooperative sociali dei territori dove le fondazioni operano. OPES, grazie alle diponibilità raccolte, può quindi sottoscrivere quote di capitale sociale – per lo più come socio sovventore – e mettere a disposizione, oltre alle risorse finanziarie, le proprie competenze tecniche e manageriali per affiancare le cooperative. Il capitale sarà restituito quando lo sviluppo dalla cooperativa renderà possibile l’operazione. Diversamente l’investimento durerà nel tempo, partecipando, naturalmente, a tutti i rischi del caso. Le somme che rientreranno nel fondo di OPES grazie alle restituzioni del capitale verranno utilizzate per altre operazioni a favore di altre cooperative. Così da creare un permanente fondo rotativo.

Gli elementi di originalità di un simile schema sono evidenti e hanno origine nella creazione della base finanziaria con risorse derivanti dalle erogazioni e non dal patrimonio delle fondazioni. Quindi risorse che una volta attribuite a OPES non debbono produrre nessun rendimento e neppure essere restituite alle fondazioni a monte, come invece dovrebbe avvenire se avessero conferito quote più o meno consistenti di patrimonio, secondo lo schema dei program related investiment. OPES in questo modo è messa in condizione di gestire i fondi acquisiti senza obiettivi di rendimento finanziario e con la possibilità di accettare un più elevato grado di rischio connesso all’investimento.

RIGA

CONTINUA A LEGGERE SU: Forum di Impresa Sociale

RIGA

commenti