Oltre la nicchia dei servizi sociali. I nuovi settori di attività dell’impresa sociale
0 commenti 19 Settembre 2007

Giorgio Fiorentini – Università L. Bocconi

L’impresa sociale (1)amplia il suo “protagonismo inequivocabile e incontrovertibile”, maturato nella nicchia dei servizi sociali, socio-assistenziali e sanitari, verso altri settori del sistema economico e di welfare quali l’ambiente, la cultura, la sanità, il turismo, la scuola, il capitale sociale del territorio, lo sport, l’entertainment, l’advocacy ecc. Verso un “welfare laico” rispetto a quello tradizionale di tipo assistenziale.
Ciò avviene in un contesto ove “impresa sociale” è una definizione aggettivata di impresa che si applica trasversalmente sia alle “aziende non profit” sia alle “aziende for profit”. La trasparenza concettuale della filigrana delle definizioni per le “for profit” si snoda da un impegno significativo all’interno ed all’esterno dell’impresa rivolto al sociale (asili nido, donazioni, cause related marketing, employe volunteering ecc.) fino alla formalizzazione ancor più impegnativa della “corporate social responsibility” con intensi risvolti operativi che integrano risultati economici e sociali in tutti i settori della società. Per le “aziende non profit”si è sempre pensato che esse fossero in “re ipsa” imprese sociali (e lo sono) e pertanto non ci fosse bisogno di avere una specificazione anche normativa. Comunque e pur dopo l’avvenuto “sdoganamento giuridico” (L.118/05 e DLgs 155/06), paradossalmente la società in generale ed “il comune sentire” colgono di più il finalismo sociale delle “for profit” quando esse lo esplicitano. Si ha, invece, una visione normalizzata e percepita in modo meno evidente, per lo stesso ruolo giocato dalle “non profit”.
Questa situazione però ha creato una salutare osmosi fra “for profit” e “non profit” nella concettualizzazione della possibilità che si possa giocare un ruolo ed una efficacia sociale in tutti i settori socio-economici. In sintesi se il ruolo sociale è giocato dalle “for profit” a maggior ragione può essere presidiato dalle “non profit” che sono imprese sociali ancor più autentiche e con “mission” specifica. Peraltro i richiami normativi che offrono un elenco di settori ove operano le imprese sociali hanno in sé una interpretazione di tipo ulteriormente ampliativo ove “indipendentemente dall’esercizio della attività di impresa nei settori di cui al comma 1, possono acquisire la qualifica di impresa sociale le organizzazioni che esercitano attività di impresa, al fine dell’inserimento lavorativo di soggetti che siano: 1-lavoratori svantaggiati ai sensi dell’articolo 2, primo paragrafo 1, lettera f), punti i), ix) e x), del regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione, 5 dicembre 2002, della Commissione relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato a favore dell’occupazione; 2-lavoratori disabili ai sensi dell’articolo 2, primo paragrafo 1, lettera g), del citato regolamento (CE) n. 2204/2002.

La presenza di organizzazioni con scopi di solidarietà (stabilire relazioni di reciprocità e di altruismo) in tutti i settori socio-economici è possibile ed auspicabile e si sviluppa con sempre maggiore frequenza tramite “un’attività economica di produzione o di scambio di beni o di servizi di utilità sociale, diretta a realizzare finalità di interesse generale”(2). Questa attività economica e “metaconomica” (3), è tale da creare e mantenere un tessuto sociale composto da fondamenti funzionali non solo “sostanziali” quali la tutela giuridico istituzionale, lo sviluppo economico della popolazione e quindi la sanità, la socio-assistenza, l’educazione, la tutela dei diritti ecc, ma anche “a rilevanza integrativa” la funzione di animazione, cultura, attività ludica, ecc. Esse sono nate dall’iniziativa privata ed hanno un’origine lontana nel tempo. Tali organizzazioni hanno rappresentato il tentativo di risposta al diffuso bisogno materiale di larghi strati della popolazione, causato dalla presenza di difficoltà economiche per i singoli e per le famiglie in una società dove la ricchezza era concentrata in pochissime mani.
Il tutto in una logica di welfare che era considerato prevalentemente e solo “previdenziale” ed “assistenziale”. Ora si amplia in una dimensione sociale e societaria: da ciò un welfare “allargato e trasversale” in una dimensione di “welfare society” ove aspetti previdenziali e socio-economici in senso lato si integrano e dimostrano la loro interdipendenza.
“Impresa sociale”, quindi, che è “azienda” privata operante in modo stabile e con “attività caratteristica” che produce e scambia beni e servizi di utilità sociale negli ambiti determinati dalla domanda di equilibrio socio-economico del sistema e tramite la scelta di “soggetto giuridico” coerente con l’attività di “soggetto economico”.
L’insieme delle “imprese sociali “gioca un ruolo sempre più rilevante nell’economia del nostro territorio e ne è parte costituente di “governance “e non solo di “government”.
Questo allargamento sulla sfera d’azione di tali organizzazioni fa riflettere circa la dimensione del fenomeno ed induce gli studiosi a considerare indispensabile l’utilizzo di strumenti aziendali utili per il conseguimento dei fini dell'”impresa sociale”.
L'”impresa sociale ” sostituisce: la catena composta da “produzione di ricchezza economica”->prelievo fiscale da parte dello stato (o donazioni a “non profit”) ->destinazione della ricchezza a fasce o settori deboli emarginati dal “circuito del mercato” con ” produzione di ricchezza, distribuzione e consumo del valore” in modo diretto.
Tutto ciò avviene rispetto a bisogno/domanda socio-economica ed attivando un processo di disintermediazione che tramite un’attività efficiente, efficace, in costanza d’economicità soddisfa direttamente i bisogni della popolazione per una finalità d’interesse generale.
Questa implementazione aziendale dell'”impresa sociale” consiste in un orientamento a rispondere in modo qualificato ai bisogni sociali della popolazione non esclusivamente e solo per fasce o settori deboli;infatti raggiungere questi risultati significa innalzare il livello di “welfare globale integrato”dei territori in generale e adottando una logica di sussidiarietà orizzontale.

L”impresa sociale” coinvolge in uno stabile “circolo virtuoso economico-finanziario”:
– non solo persone che vogliono raggiungere in modo diretto e non mediato risultati economico-sociali a favore di segmenti costituiti da fasce deboli (persone o settori);
– non solo persone che sono in sé “fasce deboli”(anziani, tossicodipendenti, alcoolisti, carcerati, malati psichici, donne, immigrati ecc.) e che non troverebbero facilmente spazio lavorativo tutelato nel “circuito del mercato” oppure adottano il concetto “solidaristico e di mutualità” come fattore critico di successo dell’azienda e come valore aggiunto percepito dai clienti/utenti dell'”impresa socialenon profit”;
– ma anche persone che credono nella formula imprenditoriale “non profit”” e quindi senza la distribuzione e la massimizzazione assoluta dell’utile,ma con orientamento all’equilibrio economico-finanziario ove vengono remunerati, equamente e con livelli equilibrati rispetto al mercato, gli agenti produttivi e di erogazione nonché si coprono i costi dei fattori produttivi in un’ottica di utile fisiologico indispensabile per il dinamismo imprenditoriale dell'”impresa sociale”.
Da ciò consegue che il carattere sociale dell'”impresa sociale”è correlato “alle materie di particolare rilievo sociale in cui essa opera la prestazione di beni e di servizi”. L’inflazione nominalistica del termine “sociale” non deve ritagliare il ruolo della nostra impresa solo ad ambiti assistenziali, ma ad una ampia concezione del sociale come presupposto di qualsiasi divenire della società e quindi da declinare in un ampio spettro di settori di attività socio-economica.
Ed in favore di tutti i potenziali fruitori,”senza limitazione ai soli soci,associati o partecipi”.(4) Questa affermazione legittima, ulteriormente, un campo d’azione per l’impresa sociale” assai ampio e correlato all’incremento ed allo sviluppo del capitale sociale dei territori e del sistema paese.
Il presupposto dottrinale economico aziendale dell'”impresa sociale” afferma che le aziende senza fine di lucro sono intese come l’ordine economico degli “istituti economici e sociali” – organizzazioni senza fine di lucro e come sistema di operazioni guidate da criteri economici fra cui l’imprenditorialità.
La tavola rotonda svilupperà l’analisi della compatibilità fra impresa sociale e nuovi settori di attività di pertinenza normativa,ma anche di implementazione organizzativa e operativa in un contesto ove la sussidiarietà orizzontale si evolve da “garantista” a “dinamicamente imprenditoriale”. Inoltre è necessario comprendere quanto la formula imprenditoriale dell’impresa sociale sia punto di forza per l’efficacia dei servizi che vengono prodotti ed erogati. In un contesto ove l’impresa sociale ha assunto un ruolo quantitativamente e qualitativamente sempre più incidente per un setting di welfare che è un “prius” imprescindibile per lo sviluppo economico del sistema.

giorgio.fiorentini@sdabocconi.it

1 Vedi:Giorgio Fiorentini-Impresa sociale e sussidiarietà-FrancoAngeli ed.2006-mi
2 Esse facilitano la gestione della previdenza di contesto (adottare un sistema che assicura precedentemente lo stato di bisogno futuro), l’assistenza (intesa come insieme di condizioni che facilitano il mantenimento e lo sviluppo di “set” di risposte alla domanda di servizi di assistenza in situazioni economiche e sociali deboli o carenti), nonché l’utilità sociale, l'”utilità pubblica”(gestita anche da spontanee aggregazioni di cittadini e attori sociali che anticipatamente producono beni e servizi “meritori” senza rientrare nel contesto istituzionale) e di “pubblica utilità”(gestita in modo garantista e come parte della “filiera sussidiaria” dello stato).

3 Cfr.Giorgio Fiorentini-Organizzazioni non profit e di volontariato-Direzione.marketing e raccolta fondi;EtasLibri-Mi 1997(2^ ed.)
4 Legge n.118 del 13 giugno 2005Art.1,comma a,n.1″…. essa(impresa sociale)opera la prestazione di beni e di servizi in favore di tutti i potenziali fruitori, senza limitazione ai soli soci, associati o partecipi;

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