Dati di quadro
0 commenti 14 Febbraio 2014

Toc Toc, ricerca ci sei? Lascia stare per un attimo il tuo paper per una rivista con impact factor rilevante e che ti costringerà a rielaborare per l’ennesima volta un data set ormai prosciugato. Dedicati piuttosto a un compito forse meno rilevante da un punto di vista scientifico, ma dal più consistente impatto sociale. Contribuisci a definire il quadro generale (big picture) dell’impresa sociale, invece di cesellare aspetti iper-specialistici in soffocanti ambiti disciplinari. Prova a leggere nel suo insieme una fenomenologia in rapida espansione sia in termini quantitativi che per differenziazione di modelli, settori, approcci, culture.

Il momento è buono: mai come in questa fase sono disponibili banche dati istituzionali che rilevano con accuratezza l’universo e non solo campioni più o meno rappresentativi. Recentemente, ad esempio, sono stati pubblicati alcuni interessanti rapporti: quello di Euricse sulla cooperazione, anzi sull’economia cooperativa in tutte le sue varianti e settori di attività. E poi il rapporto Unioncamere (presentato in un convegno co-organizzato con il nostro socio Aiccon) riguardante il complesso dell’economia sociale e, in specifico, dell’imprenditoria sociale soprattutto per quanto riguarda la dinamica occupazionale.

Poi ci sono i dati del Censimento Istat sulle istituzioni nonprofit. Hai consultato il loro datawarehouse? Già ora si possono scaricare dati molto interessanti in forma tabellare. E a breve verranno rilasciati anche i micro dati. Un’occasione da non perdere per generare (o aggiornare) il quadro generale con evidente implicazioni di policy. Crediamo talmente alla necessità di recuperare questo approccio macro dall’aver indicato con favore proposte di paper che prendano in esame i dati Istat nella nuovissima call del Colloquio scientifico sull’impresa sociale.

Un ciclo di vita fa la ricerca ha svolto un ruolo importante nel processo di institutional building del terzo settore e dell’imprenditoria sociale. Forse in qualche caso ha esagerato, nel senso che si è spinta troppo oltre sconfinando nel campo della gestione e della pianificazione strategica. Oggi però la situazione è quasi opposta. Alimentare una produzione scientifica di taglio globale per tentare di modificare il mainstream della conoscenza economica, sociologica, giuridica certamente non ispirato al paradigma dell’economia sociale, ha inevitabilmente creato uno iato sempre più ampio con i processi settoriali.

Non si tratta però di un trade off. Un percorso di ricerca più applicativo e di ampio raggio non è a discapito di uno più teorico e specialistico. Certamente però va colmato il divario con i processi di sviluppo, soprattutto guardando agli elementi di innovazione. Alcune progettualità europee hanno aperto la via. Un percorso che ha un obiettivo, anzi un “orizzonte” ben preciso, come dimostrano i bandi europei appena usciti per il nuovo periodo di prammazione 2014-2020. Al lavoro dunque!

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