Welfare in piattaforma collaborativa
0 commenti 7 Novembre 2016

Neanche il tempo di separare il grano dall’oglio distinguendo la sharing economy “buona” da quella “cattiva” e già sul mercato escono prodotti formativi che evocano il welfare “sharing” e addirittura “platform”. Verrebbe facile derubricare il tutto a marketing che strizza l’occhio ad operatori della protezione sociale ormai saturi di contenuti, modelli e approcci tradizionali o precocemente invecchiati, tentando di agganciare il trend del momento. Forse è così, ma fermarsi a questa constatazione soddisfa ben poco una spinta al cambiamento che si palesa in modo sempre più evidente a livello di bisogni (povertà ed esclusione sociale a livelli di guardia), domanda di servizi (sempre meno riconducibile a prestazioni standard) e, non da ultimo, risorse economiche (risparmio privato fin qui inattivo o immesso nel mercato nero).

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Questo è l’incipit della riflessione di Flaviano Zandonai per il blog di Collaboriamo, in vista della quarta edizione di Sharitaly – “Impatto sharing. Creazione e distribuzione di valore nei mercati collaborativi” – in programma il 15 e 16 novembre 2016 a Base Milano.

Finita l’epoca in cui sulla sharing economy ricadevano le aspettative di ricetta salvifica per l’uscita dalla crisi e le critiche di chi teme i suoi lati “oscuri”, l’edizione 2016 di Sharitaly vuole fare il punto sulla diffusione e l’impatto dell’economia collaborativa oggi in Italia. Attraverso dibattiti, casi studio e laboratori formativi, ci si interrogherà sulla creazione, distruzione e distribuzione di valore dell’economia collaborativa: distrugge lavoro o crea nuove competenze e professionalità? Sta generando nuove disuguaglianze sociali e territoriali o può produrre nuove forme di welfare comunitario? Disintermedia i mercati o crea nuove forme di intermediazione? Riesce a socializzare l’economia? E’ sostenibile?

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