Il ruolo delle fondazioni di origine bancaria nei processi di trasformazione del welfare
0 commenti 1 Giugno 2023

La decima sessione della XVII edizione del Colloquio Scientifico sull’impresa sociale avrà come tema Il ruolo delle fondazioni di origine bancaria nei processi di trasformazione del welfare. Le fondazioni di origine bancaria sono chiamate a sostenere, con i loro interventi, lo sviluppo sostenibile di territori, organizzazioni, imprese, finanziando settori eterogenei attraverso diverse forme, la maggior parte delle quali è costituita da attività filantropiche. Ricercatori e studiosi, in particolare, analizzeranno gli strumenti di impatto delle attività filantropiche, nonché il ruolo delle Fondazioni nel guidare il cambiamento e nel contribuire allo sviluppo delle organizzazioni.

Il primo paper presentato sarà “Come misurare la filantropia: una proposta di analisi dell’efficienza erogativa delle fondazioni di origine bancaria” curato da Francesca Picciaia e Paolo Polinori (Università degli Studi di Perugia). Diversi studi hanno analizzato l’attività delle Fondazioni bancarie ma, nonostante il loro ruolo fondamentale nei processi di sviluppo locale, non vi sono analisi empiriche sulla capacità di queste organizzazioni di selezionare “organizzazioni e iniziative meritevoli” e sull’efficacia dell’impatto della loro attività filantropica nella loro area di interesse, ad eccezione di un lavoro che ha esplorato i processi di impatto sociale, la loro misurazione e le principali barriere, sottolineando la necessità di ulteriori indagini sui processi di valutazione. Pertanto, partendo da un’analisi empirica delle organizzazioni coinvolte nei bandi annuali di una Fondazione bancaria e dei loro risultati in termini di iniziative, il paper presenterà uno schema di valutazione qualitativa e quantitativa dell’efficacia dell’erogazione della fondazione medesima attraverso il suo impatto sulle iniziative sostenute all’interno dei territori selezionati.

Adalberto Rangone (Università degli Studi di Perugia) presenterà il paper “Guidare il cambiamento: le Fondazioni di origine bancaria come attori chiave del progresso tecnologico”. Il paper cercherà di comprendere se le Fondazioni bancarie sono pronte ad affrontare le nuove sfide tecnologiche, al fine di sostenere i propri stakeholders verso la transizione tecnologica in chiave sostenibile. Partendo dallo studio dello status quaestionis in tema di innovazione tecnologica e sostenibilità, il lavoro prosegue con l’analisi del settore di intervento delle Fondazioni di origine bancaria concentrato sul progresso tecnologico, al fine di valutare non solo il ruolo attualmente svolto ma anche nuove prospettive di sviluppo.

L’ultimo paper presentato sarà “Indagine sulle organizzazioni beneficiarie di erogazioni da parte delle Fondazioni di origine bancaria italiane” a cura di Giacomo Boesso e Fabrizio Cerbioni (Università degli Studi di Padova). Lo studio mostrerà i risultati dell’indagine condotta dall’Università di Padova su 245 organizzazioni beneficiarie, evidenziando un ruolo proattivo delle Fondazioni di origine bancaria italiane nel migliorare le capacità operative e le prestazioni dei beneficiari delle erogazioni. Dall’analisi condotta, si evince un ingente fabbisogno finanziario da parte degli Enti del Terzo Settore, che identificano l’individuazione di finanziatori come una delle primarie difficoltà e che risultano largamente dipendenti dalle donazioni liberali e filantropiche. Altre difficoltà si riscontrano anche su diversi aspetti legati alla capacità operativa, quali misurazione della performance, pianificazione finanziaria e individuazione di risorse umane. In questo scenario le Fondazioni di erogazione sono chiamate a svolgere un duplice ruolo: quello di finanziatori e quello di promotori del trasferimento di competenze. Le Fondazioni di origine bancaria italiane sembrano perseguire una via verso la filantropia strategica che presenta analogie con il modello di intervento dei fondi di private equity. Le Fondazioni, infatti, svolgono un ruolo importante nell’accompagnare e monitorare nel tempo il proprio variegato portafogli di investimenti e potrebbero interpretarsi come degli attivatori di “private equity sociale”.

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