Le parole del Colloquio: la Tavola Rotonda.
0 commenti 29 Giugno 2010

La Quarta Edizione del Colloquio Scientifico sull’impresa sociale che si è tenuto presso l’Università di Roma Tre il 21 e 22 maggio si è concluso con una Tavola Rotonda, appuntamento consolidato nella programmazione dell’incontro. Frontiere di ricerca, opportunità e problemi aperti concernenti le prospettive dell’impresa e della responsabilità sociale sono state il filo conduttore della seduta che ha fatto da ponte tra quanto emerso nelle due giornate e quanto potrebbe essere trattato in futuro dalla ricerca scientifica. Sono intervenuti quattro esponenti del mondo accademico, nel dettaglio Maurizio Carpita (Univeristà di Brescia), Liliana Rossi Carleo, Margherita Scarlato, Gaetano Troina (tutti e tre dell’Università di Roma Tre) e due rappresentanti della realtà operativa, Carlo Borgomeo (Presidente della Fondazione per il Sud) e Andrea Olivero ( portavoce del Forum del Terzo Settore). Marco Musella, (Università di Napoli Federico II) ha moderato l’incontro e Carlo Borzaga (Presidente di Iris Network) ha concluso i lavori.

L’accessibilità a indicatori e dati comuni con cenni al ruolo dell’attività di valutazione è stato di fatto un tema centrale e trasversale agli interventi di più relatori. Poter misurare, anche mediante indicatori soggettivi, significa essere in grado di monitorare, valutare, rendicontare, divulgare i risultati e poi analizzarli. Imprese sociali e ricerca trarrebbero ambedue benefici dall’introduzione e successiva adozione di indicatori comuni.  Come ha evidenziato Borgomeo, investimenti su statistiche, indicatori e rendicontazione sono priorità che renderebbero più agevole un’operazione molto complessa di rappresentanza per le imprese sociali.  Carpita ritiene che sulla linea della ricerca sia fondamentale sviluppare una comunicazione basata su dati superando l’attuale frammentarietà di informazioni, spesso elaborate per specifici lavori, per intraprendere un percorso di acquisizione di dati condivisi contemplando anche un’unica banca dati.

Non altrettanto frammentato sembra essere il panorama di intenti in cui le imprese sociali si muovono. La risposta ad un bisogno come fine ultimo, l’assunzione del bene comune come frontira della propria esistenza rappresentano il minimo comune denominatore che lega le imprese sociali. È bene tenere sempre presente che la costituzione di un’impresa sociale poggia le sue fondamenta nella volontà di servire le persone; questo principio non può cedere il passo a questioni di diritto o a dibattititi sulla modalità  organizzativa, comunque importanti, ma che se dominanti darebbero adito ad atti di prevaricazione, nota Troina.

Si è discusso del principio di sussidiarietà riconosciuto da un parte come virtuoso per la corretta gestione dei territori ma che in molti casi viene adottato in un’ottica distorta con il fine di usufruire di prestazioni a basso costo offerte dal Terzo Settore. La ricerca potrebbe supportare le organizzazioni a fare fronte a due sfide segnala Olivero: dare forme nuove alle attività che già vengono svolte e aprire nuovi ambiti di azione sociale e culturale per civilizzare l’economia. Un ulteriore passaggio sarebbe quello di accompagnamento dei processi culturali così da leggere la funzione del Terzo Settore in prospettiva e definire alcune regole precise con un modello di autocontrollo. Rispetto al tema dell’autoregolamentazione viene riconosciuta dalla Prof. Rossi Carli, l’importanza dei fenomeni emergenti di soft  low. Le strade delle imprese sociali e della ricerca scientifica si possono così incrociare entrando potentemente nel dibattito culturale italiano e presentando un nuovo modello di sviluppo con soluzionni propositive.

I lavori del Colloquio si sono chiusi con una valutazione positiva da parte del Presidente del’Associazione. La riflessione si è ampliata sia nei temi, sia nelle discipline, sia nelle persone che partecipano. Ampliando le riflessioni emergono anche i problemi e aumentano gli interventi che si discostano dai contributi fatti fino ad ora. Emergono così i limiti della legge ma l’imporante è che ci sia; bisogna partire dall’esistente e cercare cosa ci fa progredire. Anche per Iris Network dunque emergono propositi per il futuro: ampliare le attività organizzando per esempio riflessioni su alcuni temi specifici a livello locale e divulgare maggiormente quanto viene fatto anche a livello di opinione pubblica sapendo che senza riflessione critica non si può fare rappresentanza strategica.

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